martedì 10 novembre 2009

"... e ora scriviamo una favola!!!!!..."





E' ora di salvare le favole!
Salvarle dall'onnipotenza della tv,
di internet e dei videogiochi,
per salvare i buoni sentimenti
ma ancor più la fantasia dei bambini,
e quindi le capacità intellettive degli adulti di domani.

E' accertato che i bambini che vedono meno tv,
che sono meno dipendenti dai giochi online,
dai videogames,
quei bimbi cui i genitori insegnano ad amare le care vecchie fiabe,
sviluppano non solo fondamenti etici più seri,
ma anche più creatività
e
capacità di usare meglio il cervello.
Una fiaba ad alta voce ad un bambino è un diritto per lui, perché ogni bambino ha diritto ad essere protetto
non solo dalla malattia e dalla violenza
ma anche dalla mancanza di adeguate occasioni
di sviluppo affettivo e cognitivo che possono dare la lettura.

Ecco perchè ho creato questo evento,
fb ci allontana dai nostri bambini,
e quindi perchè non coinvolgerli ancora una volta?
Dopo "i bambini disegnano" -
"il quaderno delle poesie del mio bambino e della mia bambina"
I BAMBINI SCRIVONO UNA FAVOLA !
con il mio aiuto ed il vostro possiamo creare e poi leggere nuove favole ai nostri bambini.

Abbiamo iniziato con una parola e sono nate tre favole ancora in corso.
Vieni a scrivere anche tu e fai partecipare anche il tuo bambino  
aiutandolo ad interagire con
"questo MONDO FANTASTICO"
che è internet!



Questa è la favola n°3

realizzata dal gruppo
...e ora scriviamo una favola!!!

un ringraziamento speciale agli autori:
adriana pedicini,
giorgio carcatella,
andrea moro,
elisabetta gaiba,
emma leporati,
mario scippa,
barbara goti,
luana ameli.

FRANCESCO e il mistero delle lucine.



illustrazione di
Luciano Perna






C'era una volta bambino.
Era un bambino come tutti gli altri. Né più bello, né più intelligente, né più simpatico degli altri.
Eppure era un bambino del tutto speciale.
Lui sapeva che in paese si parlava spesso tra gli adulti di un segreto,
di un misterioso segreto, che nessuno doveva svelare ai piccoli, altrimenti non sarebbero più passati di là, lungo quella stradina buia e stretta, su cui affacciava una finestrella con le imposte sempre socchiuse
e protetta da un'inferriata semi arrugginita.
Era una finestra come tante,
niente di speciale ma si raccontava che, ad una certa ora di un certo giorno della settimana, da quella finestra, uscissero dei suoni strani, misteriosi e un po' inquietanti.
A volte pareva la musica di un pianoforte male accordato, altre il lamento di un animaletto.
Poi, improvvisamente, tutto taceva e ai suoni si sostituivano gli odori:
profumo di latte appena munto, di cioccolata calda.
Sul più bello svanivano anche gli odori e iniziavano delle luci accecanti!
Di sicuro in quella casa succedeva qualcosa di molto strano
e il piccolo voleva scoprire di che cosa si trattava.
La curiosità
era tanta ma qualcosa gli impediva di decidersi a scoprire cosa nascondesse quella finestra.
Di questo ne parlava con il suo piccolo amico a quattro zampe:
Cico, un meticcio che lo seguiva ovunque, ma, comunque, non riusciva a capirci niente.
Però, nonostante la sua piccola età, una cosa l'aveva capito:
quella finestrella apparteneva non ad una casa isolata, bensì era, per così dire,
 inglobata nella struttura della vecchia canonica che era parte retrostante della bellissima Chiesa della Trinità.
Poteva essere un indizio?
Non si spiegava però se quegli odori,
come il profumo di latte appena munto e di cioccolata calda, venissero proprio da lì o invece si spandessero da lontano.
Si faceva mille domande e formulava tante ipotesi come quando rifletteva sul fatto che Don Rodolfo,
il parroco della canonica,
non avrà certo le mucche in canonica , e le luci, quelle lucette tutte in fila che a mala pena si intravedevano?Cosa potevano essere? le luci di un vecchio presepe dimenticato dal Natale precedente, ma di certo il parroco non poteva averlo scordato.
No!
c'era qualcosa la dentro che voleva e doveva scoprire, era troppo forte la sua curiosità.
Allora pensò che quelle luci potevano appartenere ad uno di quei trenini in latta, con tante stazioni
e passaggi a livello.
Era un vero mistero,
che da un po' di tempo veramente lo stava assillando.
Francesco, tra i suoi pensieri, e le sue ipotesi, decise che quella stessa sera stessa avrebbe scoperto
 il segreto dei grandi;
e lo avrebbe scoperto insieme al suo inseparabile amico Cico, all'insaputa di mamma e papà.
Anche perché era la sera della settimana che si concentravano in modo particolare quegli strani fenomeni
Doveva parlarne con qualcuno.
Insieme al suo inseparabile Cico si recò a casa di un caro amico,
un bimbo paffutello e giocherellone di nome Giovanni, il quale, non aveva quattro zampe,
era comunque fedele e cosa assai importante
parlava.
Eh sì!
Francesco sentiva il bisogno di confidarsi con qualcuno
e decidere poi il da farsi.
Immenso era il desiderio di scoprire il "segreto" ma, d'altra parte, voleva un gran bene ai suoi genitori,
e mai, e poi mai, avrebbe voluto preoccuparli o deluderli.
Raccontò il suo desiderio di sapere a Giovanni,
lo convinse ad andare a vedere cosa succedeva dietro quella finestrella.
Silenziosamente si avvicinarono e mentre sbirciavano furtivamente le lucine incominciarono a schizzare in fila indiana davanti ai loro occhi, Francesco si sentiva un po' disorientato.
All'improvviso,
un piccolo gattino rosso salta fuori miagolando. Sobbalzarono tutti e tre dalla paura e scapparono via.
Forse non era quello il momento per esaudire la sua curiosità. Giovanni, preso dallo spavento decise di rinunciare all'impresa e a Francesco non rimase che ritornare a casa.
Pian, pianino, si avviò di nuovo verso casa.
Di nuovo preso dai suoi pensieri.
La curiosità era veramente tanta,
ma tanto era anche il timore di scoprire qualcosa più grande di lui.
Arrivò perfino ad ipotizzare che le luci appartenessero a piccole astronavi nascoste in quella casa,
con dentro tanti piccoli omini venuti a colonizzare il nostro pianeta.
Poi si rese conto che stava esagerando;
ma Chicco era pur sempre un bimbo, sveglio, ma con tutta l' ingenuità tipica dell'infanzia.
Da quella sera, tutte le sere Francesco incominciò a passarle fuori al balcone di casa guardando le stelle.
Pensando.
Immaginava che cosa si potesse nascondere dietro quelle persiane protette da quella inferriata.
Pensandoci prendeva ancora più coraggio per tornare alla casa e, forse, anche di entrarvi.
Una sera, mentre era seduto al fresco, guardando le stelle e immerso in quei suoi pensieri, udì una vocetta, sottile sottile, chiamarlo:
-Francescoooo, Francescooooo!-
Si alzò affacciandosi alla ringhiera ma non vedeva nessuno. Giù in giardino Cico incominciò ad abbaiare ripetutamente.
-Francescoooo, Francescoooo!-
continuava insistente quella vocina.
Ad un certo punto Francesco si accorse che, stranamente, quella vocetta proveniva da una coccinella
che stava proprio sotto il suo naso,
appoggiata sul bordo della ringhiera, immobile, con lo sguardo rivolto verso di lui e con gli occhietti sgranati e le zampette davanti alla bocca come quando si fa per chiamare qualcuno lontano e per amplificare la voce.
Con quella vocina sottile sottile gli disse:
-Finalmente ti sei accorto di me, mi stavi facendo sgolare- Aggiungendo, subito dopo: -Abbiamo saputo che vuoi conoscere il segreto della casa della canonica della trinità!-
Francesco incredulo
sobbalzò e, quando si accorse che era proprio quella coccinella a parlare, gli chiese: -ma chi sei tu? e come sai di questo mio desiderio?-
-Piccolo bimbo, tu devi sapere che per ogni bimbo c'è sempre una coccinella che legge nel suo cuore e comprende le sue emozioni, e io sono la tua coccinella, mi chiamo Fortunella.-
-Che bello!!!!-esclamò Francesco stupefatto.
Tra sé e sé pensò: -è proprio simpatica questa coccinella, con tutto questo rosso-, e gli disse:-Lo so perché ti Chiami Fortunella, sai? Perché porti fortuna! Me lo ha detto la mia mamma, ed io per la verità in questo momento avrei proprio bisogno di un po' di fortuna.- Pensò di chiederle se poteva aiutarlo nella sua impresa.
Chissà?
Intanto, da lontano, dall'interno della canonica, arrivavano dei rumori;
era come se delle grosse mani nodose scavassero delle piccole fosse nel pavimento.
La coccinella saltò sulla spalla del bambino, si avvicinò all'orecchio, e come se avesse ascoltato il pensiero di Francesco, sottovoce gli disse:
-li senti questi piccoli rumori di terra che arrivano dalla casa? sono loro, stanno iniziando a scavare, adesso vai a dormire, domani mattina all'alba vieni tu e il tuo cane al mulino giallo li c'è qualcuno che ci potrà aiutare, è un mio caro vecchio amico, te lo presento io.-
Francesco con uno strano senso di felicità per aver trovato qualcuno che forse lo poteva aiutare,
si addormentò esausto.
Tuttavia confidò nell'omino del mulino giallo che gli aveva accennato Fortunella.
Quell'omino era un grande amico di Luigino, il sagrestano della canonica, e sicuramente avrebbe potuto ottenere qualche ragguaglio su quei rumori strani.
Mentre stava per prendere sonno nell'animo di Francesco risuonavano le parole della mamma: - Attento! Non fare nulla di pericoloso, chiedi sempre ai grandi se c'è qualche pericolo in vista. Non andare in posti che non conosci.-
Ma era troppo l'emozione era agitato e non vedeva l'ora che si facesse giorno per conoscere quell'omino che avrebbe potuto dirgli qualcosa in più. Sospirando pensò:.
-E se non dovessi risvegliarmi per tempo?- e si addormentò.
Ma a questo, pensò la simpatica Fortunella, che alle prime luci del mattino si posò sulle palpebre di Francesco, con il solletichino, lo costrinse ad aprire gli occhietti.
Aprì gli occhi ridendo:-Ah! ah! Ah! E allargando le braccia stendendole aggiunse:
- E' proprio una splendida giornata!-
Si vestì in fretta e furia e, insieme al suo cane e a Fortunella, si avviò deciso verso la canonica.
Cico scodinzolava felice, annusando qua e là, mentre Francesco si accertava ad ogni passo che Fortunella fosse sempre sulla sua manina.
Ad un certo punto Fortunella svolazzò sull'orecchio sinistro di Francesco e, bisbigliò: 
-prima di andare direttamente alla canonica, passiamo dal mulino giallo, è quello in fondo al sentiero che costeggia il fiume, facciamo presto però perché a quest'ora l'omino va a dormire, sai nel mulino ha anche un forno e fa il pane per tutto il paese, lavora di notte!-

Quando arrivarono al mulino,
l'omino si fece loro incontro.
-Vi aspettavo!- disse sorridendo.
-Ci aspettavi?!- gli fece coro Francesco stupito.
-Già! - rispose l'uomo dall'età indefinibile.
Sembrava, a ben guardarlo, un vecchio bambino sorridente.
-Ecco a voi!- disse allegramente porgendo al bimbo una busta color giallo.
Francesco guardò dentro e con stupore notò che c'era del pane. -Del pane?- chiese. 
-Ti servirà.- rispose l'omino – aggiungendo:
- ricorda però, piccolo ai grandi, grande ai piccoli!.-

Mentre Francesco attento a guardare il contenuto, e con le manine che palpava i 6 panini di varia grandezza contenuti nel sacchetto, l'omino scomparve.
Con quella busta data dall'omino del mulino giallo, si avviarono decisi verso la canonica,
il bambino davanti, il cane dietro col naso per aria e Fortunella attaccata alla sua coda.
Teneva stretto quel sacchetto e pensava quello che gli aveva raccomandato l'omino:
- piccolo ai grandi, grande ai piccoli.-
Quei rumori della sera prima continuavano ancora a sentirsi da lontano e decisero di affrettarsi prima che finissero.
Camminavano veloci, il bambino davanti, il cane dietro col naso per aria
e Fortunella attaccata alla sua coda.
Il profumo del pane li accompagna passo passo.
Arrivarono a destinazione e la prima cosa che decisero di fare fu di spiare attraverso la finestrella.
Filtrava un filo di luce.
Sorpresa delle sorprese! Non c'erano lucine ma un raggio di sole,
penetrando attraverso quel piccolo spazio, batteva su cocci di vetro facendoli brillare come stelline.
Allungarono un po' di più lo sguardo e videro anche tante piccole sedie,
 tanti piatti e un profumo di minestra che attraversava tutte le fessure sgusciando come un gas esilarante.
Poi una musica.
Era una musica celestiale, come una nenia antica!
Decisero di bussare, di entrare.
Con il cuore in gola si avvicinarono al gran portone in legno di castagno.
Francesco allungò la mano per impugnare il gran pomello dorato ed:-ahi!!!- gridò!
Il pomello era rovente.
Si accorse allora che ai lati del portone c'erano sei piccoli incavi,
come se dovessero contenere un qualcosa. Qualcosa che mancava. Ma che cosa?
E mentre allungava la mano, col pensiero di infilarla in uno di quei piccoli incavi,
-FERMOOO!-
Urlò una voce da dentro.
Francesco ed i suoi piccoli amici sobbalzarono.
E, con le gambe tremanti dalla paura, con un fil di voce tremante,
chiese:-chi sei ?.. dove sei?..dai vieni fuori! fatti vedere!-
Mentre il portone si spalancava, quella voce rispose prontamente:
-sono proprio davanti a te, non mi vedi?
-Oh!- esclamò Francesco, e con un po' d'imbarazzo, per essere stato scoperto, farfugliando disse: -Scusate... non volevo disturbare, ma..noi...cioè...-
E intanto i suo piccoli occhi entravano, scrutavano quell'ambiente oltre il portone per lui misterioso.
Davanti ai suoi occhi, c'era una tavola, con sei piattini di minestra profumata e poi tutti in piedi.
Sembrava che lo stessero aspettando e che erano lì per accoglierlo.
Erano sei fraticelli.
Tre erano alti e grassottelli, gli altri tre, bassottini e piuttosto magrolini.
-Vedi Francesco"-
disse uno dei sei
- attraverso quegli incavi, noi riceviamo secondo il Buon Cuore delle persone, un po di cibo. Oggi abbiamo questa favolosa minestra. ringraziando il Cielo!-
Sentendo quelle parole fu come se si accese una lucina scintillante nel cuore e nella mente di Francesco.
In quel momento si ricordò del sacchetto che gli aveva dato l'omino:
i sei panini ,che aveva con se.
E come indicò l'omino donò i panini più grandi, ai fraticelli più piccoli
e i panini più piccoli ai frati più' cicciottelli.
Intanto, Fortunella, che aveva osservato tutto senza fiatare, sussurrò all'orecchio di Francesco:
-Bravo! E sai ora che faranno i frati? Ne sono sicura, felici del tuo dono, per riconoscenza,
 ti faranno entrare nella stanza del segreto, quella della finestrella misteriosa . Sai dicono che li dentro c'è un vecchio dalla lunga barba. sh sh sh!!!-
Ma il Cico guardingo, fiutò qualcosa e incominciò a tirare con la bocca il pantalone del ragazzo come per dirgli:
-grrrrrrrr...grrrrrrrr.
 non entrare, non entrare,-.
Fortunella lo rassicurò ancora e di lei Francesco si fidava,
era anche grazie a lei che aveva iniziato questa impresa e a conquistare la fiducia dei sei fraticelli.
Con le gambe tremolanti, si decise ed entrò.
Alla vista del vecchio con la lunga barba si fece prendere da un momento di incertezza e di leggera paura. fece uno, due , tre passi indietro
pensando:
-Ah! ora capisco perché i grandi non vogliono che noi bambini sappiamo di questa stanza, questo vecchio solo a guardarlo fa veramente paura.
Ma guardandolo attentamente negli occhi notò una dolcezza e pensò:
- però, i suoi occhi mi sembra occhi di una persona buona.-
Il vecchio zoppicava e si appoggiava ad un bastone dorato,
lentamente fece passi piccoli e si avvicinò ai tre amici, ancora sbigottiti, rassicurandoli con un sorriso buono aggiunse:
-Vi stavo aspettando.
-Anche lui? -pensò tra se e se Francesco.
-Sapete, solo i bambini dal cuore generoso e dalla curiosità vivace, arrivano ad oltrepassare questa porta! Piccolo, tu avresti potuto mangiare i 6 panini caldi e profumati, invece li hai serbati come ti consigliò il mugnaio! Hai animo generoso tu! E ora ti racconto la mia storia-

Si girò e,
mentre zoppicando e appoggiando i suoi incerti passi su quello strano bastone,
si avvicinò verso
la finestra misteriosa.
Dalla punta del bastone, ogni volta che toccava terra, si accendeva una strana lucina.
-Meraviglioso!-
pensò Francesco.
-Deve essere un mago! chissà quali altre magie saprà fare!
Capisco ora perché i grandi parlavano di un segreto. Ora è tutto chiaro!-
In realtà tutto era un po' chiaro e un po' no. L'uomo con la barba non era un mago,
era un monaco molto vecchio che però
sapeva leggere nel cuore senza fare domande.
Per questo nessuno andava da lui, perché lui poteva conoscere anche quello che non gli si diceva
 non sapevano che poteva avere sempre qualcosa di buono da dire e da offrire.
 I grandi spesso questo non lo capivano.
Il vecchio monaco iniziò a raccontare.
-Francesco devi sapere che: Tanti, ma tanti, anni fa, ebbi un brutto incidente alla gamba.-
-Vedo , vedo!-interruppe Francesco.
-Iniziai ad imprecare contro tutto e contro tutti.-
-Ah! Facevi i capricci? Come un bambino? - gli domandò Francesco.
-Beh, diciamo di si, comunque, i grandi del paese avevano paura di me! mi evitavano,
così mi rifugiai dai fraticelli.
Mi rinchiusi in questa stanza.-
-Ah! proprio come un bambino: continuava a fare i capricci. - Pensò Francesco.
E gli chiese, impaziente di sapere:-Fino a quando, fino a quando ?-
-Fino a quando un bel giorno vidi una grande Luce ed immediatamente, il bastone che usavo diventò d'oro!-
-Sì! ma le lucine alla finestra?- domandò il bimbo.

Le lucine,
quelle lucine! Sai, una, la più brillante, sta in proprio qua, questo bastone.-
Gli disse sottovoce il monaco alzando il bastone e mostrando la sua brillante punta al bambino.
 Aggiungendo subito:
-le altre le accendo solo quando sono Felice ! Sono un segnale per far capire ai grandi che sono cambiato e che a suo tempo ho sbagliato.
Loro sapevano ed ora non sanno,
mentre tu,
piccolo grande bimbo, non conoscevi ed ora conosci!-
Francesco gettò le braccia al collo del monaco, era felicissimo.

Aveva conosciuto il cuore e l'anima luminosa di quel vecchio uomo emarginato da tutti
solo perché riusciva a sapere tutto con un solo sguardo senza fare alcuna domanda.
Cico per imitare il suo padroncino leccò al vecchio la gamba,
Fortunella piroettava per la stanza .
Tutti e tre ripresero la via di casa.

-Francescooooooo dove corri?-
Poi, accarezzandosi la sua grande barba e accennando un sorriso dolce
pensò subito che Francesco sarebbe andato ad annunciare ai grandi, quello che aveva visto e conosciuto.
E a dire a tutti che il vecchio monaco era un grande e brav'uomo.
E che lui stesso da quel giorno in poi sarebbe stato un po' più grande.






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